È proprio vero che la filosofia è molto più vicina di quanto pensiamo, e possiamo darne diverse dimostrazioni. Per esempio: cosa significa “essere cinici”? Una persona cinica è colei  che tende a disprezzare le opinioni altrui e soprattutto le convenzioni e la morale correnti, ostentando atteggiamenti o sostenendo principi ritenuti generalmente immorali. Cinico è,  per estensione, anche chi disprezza tutto ciò che è ritenuto buono e bello. Ebbene: il termine deriva da una scuola filosofica, quella dei Cinici, appunto, che fiorirono nel V-IV sec. a.C.  in Grecia. La scuola fu fondata da Antistene di Atene, ma il termine “cinico” venne attribuito poi ai suoi seguaci. Esso deriva dal greco “kynikòs”, che significa “canino”, “proprio dei  cani”. Infatti il loro ideale di vita era ispirato alla semplicità della vita animale. Già Antistene, intanto, disprezzava i piaceri e i rapporti sociali che, secondo lui, allontanano dalla virtù. Era anche contro la religione tradizionale; scrisse infatti: “Secondo la legge gli dei sono molti, ma secondo natura c'è un solo dio”.

Ma il totale disprezzo di costumi, abitudini e  convenzioni umane fu sviluppato da Diogene di Sinope (nell'attuale Turchia), discepolo di Antistene. Egli visse nel completo disprezzo anche del denaro e infatti, come molti altri  Cinici, visse da mendicante, sostenendo la comunanza delle donne e dei figli ed esaltando al massimo la naturalità primitiva degli animali. Suoi unici averi erano un mantello, che gli  serviva anche da coperta, una bisaccia per il cibo e un bastone. Ecco spiegato dunque l'attuale significato della parola “cinico”: il rifiuto delle tradizioni, delle convenzionimorali e sociali era la loro filosofia, che ha condotto Diogene e i suoi seguaci anche al disprezzo di un normale e sociale stile di vita, abbracciando unmodo di vivere ispirato alla semplicità e  libertà degli animali selvatici. Cosa vuol dire “essere scettici”? Una persona scettica è incredula, dubbiosa, poco convinta.

Jean-Léon Gérôme, Diogene nella sua botte (Wikipedia)

Il termine rimanda alla scuola filosofica degli Scettici, fondata  da Pirrone di Elide, nel Peloponneso, vissuto tra il IV e il III secolo a.C.. Tale scuola ebbe successo fino al III sec. d.C.. Il termine deriva dal greco “sképsis”, che significa “indagine”. La ricerca è infatti il punto  di partenza del loro pensiero: dopo aver a lungo studiato e indagato, giunsero alla conclusione che ogni filosofia, ogni punto di vista, ogni certezza sono fallaci. Ad esempio, di fronte a un medesimo problema, filosofi diversi danno risposte diverse: a chi dare ragione? È giusto dunque dubitare di tutto, perché la verità è  inconoscibile, la vera natura delle cose è inarrivabile per l'uomo: può darsi che nulla sia come sembra. Non esistono, in assoluto, il bello e il brutto, il giusto e l'ingiusto, il vero e il  falso. Popoli diversi hanno leggi e opinioni diverse su ciò che è bene o male; anche persone diverse possono dare giudizi contrastanti su un medesimo oggetto o argomento (ciò che  è facile per qualcuno è difficile per un altro, ciò che è pesante per me è leggero per un sollevatore di pesi...); perfino una stessa persona, con il mutare di certe condizioni (l'età, lo  stato di salute, l'umore), può avere opinioni differenti su una stessa cosa. Ad esempio: da giovane mi piaceva qualcosa che ora non mi piace più: questo qualcosa, in se stesso, è  buono o cattivo? Quando sono sano, sento dolce il miele; quando ho la febbre lo sento amaro; il miele, nella sua intima natura, è dolce o amaro? Quando sono allegro, una certa  musica mi piace; quando sono triste, no. Allora, quella musica, in se stessa, è bella o brutta? Perciò, le cose in se stesse sono inafferrabili, e di nulla si può dire come È, ma solo come  APPARE; la conoscenza del mondo sensibile non è assoluta, ma solo PROBABILE. Gli Scettici dubitavano quindi di ogni cosa e a sostegno della loro filosofia portarono decine di  esempi, atti a dimostrare l'estrema incertezza della conoscenza umana, così come la relatività di usi, tradizioni, leggi, culture, tutti diversi tra i vari popoli e tutti ugualmente validi per  ciascuno di loro. Cosa significa “sopportare stoicamente il dolore”? Questo modo di dire rimanda alla scuola degli Stoici (IV-I sec. a.C.), così chiamati perché il suo fondatore Zenone aprì la propria scuola nel portico dipinto (stoà poikile) che circondava la piazza principale di Atene (agorà). In questo stesso porticato teneva le sue lezioni e perciò i suoi discepoli  vennero chiamati Stoici.

Ricostruzione della Stoa Poikile, come doveva apparire nel 400 a.C.circa (agora.ascsa.net)

 

CINICI, SCETTICI E STOICI SONO TRA NOI
di Nicoletta Lupoli